Luca Terlizzi recensisce La voglia di Michele Turazzi (collana Ottantamila) su Storie per un piccolo pianeta.
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Di seguito un estratto.
[…] Anni Sessanta, miracolo economico, spostamento verso i grandi centri. Nini è uno di quei meridionali che emigrano al Nord, muratori, manovali, discriminazione, rock’n’roll. Mancano ancora quattro anni al Sessantotto, c’è aria di novità nell’aria ma la rivoluzione sessuale e dei costumi non c’è ancora stata e tutti ricordano fin troppo bene la guerra, è tutto da ricostruire, tutto da rifare. Nini è solo, solo in un ambiente ostile, e solo nella libreria della famiglia di Italia troverà ospitalità. Ma in un perfetto rovesciamento dei cliché del romance, e in contrappunto a quella bella fiaba moderna che è Attraversami di Christian Mascheroni qualcosa non quaglia, non c’è chimica, tra lui e lei non va, non funziona, e ritentare non potrà che peggiorare le cose. E così Nini diventa il signor Fiorentini, un anziano solo e nostalgico, ossessionato da quella voglia, da quel desiderio impellente, da quella macchia nascosta dai capelli rossi.
Michele Turazzi, classe 1986, ci porta in un 1964 fatto di sogni e ricordi. Non memorie personali, ovviamente, ma racconti di genitori, zii e nonni, vecchi giornali e dischi d’altri tempi. Una ricostruzione che segue con grande attenzione il modo di pensare e di parlare di un’epoca che non c’è più, in cui eravamo tutti più lontani, il Nord e il Sud sembravano due Stati diversi, i mass media erano quasi un lusso, e il 2000 sembrava indicare un futuro radioso in cui tutti i problemi sarebbero stati risolti dal progresso e dalle meraviglie della tecnica.
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